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Blocco dello scrittore: come uscire dal tunnel utilizzando la timeline.


Un vecchio adagio recita che chi ben comincia è a metà dell’opera. Quest’affermazione ha sicuramente il suo fondo di saggezza, tuttavia per uno scrittore (o aspirante tale) non è sempre vera.

Ci sono storie che sembrano cominciare benissimo, ci entusiasmano, eppure a un certo punto sembra che le idee si esauriscano, o che diventi troppo complicato esporle come vorremmo. Ci sembra di non essere sufficientemente convincenti, o di non riuscire a elaborare alcuni passaggi in maniera soddisfacente.

Purtroppo nessuno scrittore è immune dal famigerato blocco. Prima o poi capita a tutti, anche ai più rodati, di dover fare i conti con la desolazione di una pagina bianca.

Alle volte è sufficiente mettere da parte il proprio manoscritto per alcuni giorni, settimane se necessario, e dedicarsi ad attività diverse e corroboranti: un po’ come quando facciamo decantare una storia prima di tornarci su per una revisione accurata. Così facendo, daremo modo alla nostra inventiva di riposare. L’immaginazione è un dono meraviglioso, ma talvolta sembra esaurirsi: in questi casi bisogna lasciarla ricaricare.

Questo metodo, per quanto possa sembrare assennato, nasconde però un’insidia: è probabile che, passato troppo tempo, non si abbia più voglia di ritornare su quel lavoro in particolare. Quanti di noi hanno nel proprio pc, chissà da quanto tempo, una cartella con almeno un racconto incompiuto?

A volte si tratta di un’idea che, col progredire della stesura, si è rivelata non molto buona. Altre volte invece il problema è un dannato scoglio che non siamo ancora riusciti a superare.

Se questo è il nostro caso, le cose che possiamo fare sono due: trascinare il file sull’icona del cestino e dimenticarcene, oppure prendere di petto la situazione e riorganizzare il nostro lavoro.

Ma come?

Creando una timeline, tanto per fare un esempio. Schematizzare, cioè, il romanzo secondo una scaletta di avvenimenti che delineeranno la trama: a emulazione di Cristopher Vogler nel suo “Il viaggio dell’eroe”, pianificheremo la struttura della nostra storia individuando il conflitto principale attorno a cui ruota ogni vicenda e la conseguente risoluzione.

Fatto questo, andremo ad arricchire questo schema con le azioni dei protagonisti e le varie trame secondarie secondo criteri logici, tenendo presente che a ogni causa devono corrispondere effetti plausibili: eviteremo così di incorrere in buchi nella trama e, al contrario, le doneremo credibilità.

Seguendo una scaletta, poi, avremo l’immediata visione dell’equilibrio del romanzo: potremo organizzare i capitoli via via che il racconto prende forma, apportare modifiche col procedere della stesura, farci un’idea della lunghezza del manoscritto e della sua corposità anche diverso tempo prima di terminarlo.

Sono molti gli autori che utilizzano questa tecnica: persino Hemingway si fermava di volta in volta quando aveva ben chiaro cosa sarebbe accaduto dopo, nel corso della storia. Elaborava a suo modo una timeline da seguire passo passo.

A ogni buon conto, ci sono accortezze da non dimenticare mai di mettere in atto quando cominciamo a scrivere: una su tutte, è di evitare le distrazioni.

Scrivere in silenzio e in tranquillità può decisamente aiutare; può andare bene anche una buona base musicale, quando non troppo “coinvolgente”. Il pericolo numero uno resta comunque la connessione a internet: aiuto formidabile quando si è alla ricerca di un sinonimo o di una fonte, si trasforma in un nemico non da poco a causa delle notifiche di social, email e applicazioni di messaggistica varie. Contro queste cose anche la timeline meglio organizzata ed entusiasmante non può nulla. Meglio silenziare il mondo del virtuale e dimenticarsene per qualche ora.

La nostra creatività ringrazierà.

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