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Pubblicare in Self: chi fa da sé fa per tre. O no?


Come promesso la scorsa settimana, oggi vedremo quali sono le cose da tenere in considerazione se abbiamo deciso di pubblicare da soli il nostro manoscritto.


Quale che sia il motivo che ci ha portato a questa scelta, intraprenderemo un percorso che ci porterà a essere non solo autori di un’opera, ma anche editori, grafici, manager, agenti e promoter. Non dovremo sottostare a vincoli e contratti di sorta, gestiremo stampe e ristampe come più gradiremo, ci avvarremo dei canali di distribuzione che preferiremo, e intascheremo royalty di gran lunga superiori a quelle che qualsiasi Casa Editrice potrebbe garantirci (non è difficile immaginarlo: anche chi lavora nella più rispettabile delle CE deve pur portare un pasto in tavola).


Una pacchia, vero? In effetti, il mondo del Self Publishing potrebbe rappresentare una sorta di paradiso per un aspirante autore. Peccato che non sia proprio così. O meglio, potrebbe esserlo se venissero rispettati determinati criteri.


Un buon libro è tale se il suo scrittore possiede un certo stile e una storia intrigante, questo è sicuro, ma talento e originalità non bastano se vogliamo offrire al grande pubblico (proprio così, parliamo di una platea sconfinata di lettori) un prodotto di qualità. Dobbiamo tenere presente che, per quanta cura possiamo mettere nella stesura della nostra opera, refusi, scivoloni, strafalcioni sono dietro l’angolo. Se poi andiamo a sommare a questo una impaginazione imprecisa, qualche bug nella conversione del file, e magari una copertina casalinga, possiamo aspettarci di ricevere dei feedback negativi che potrebbero distruggere il nostro sogno sul nascere.


Se la nostra opera è già stata pubblicata con questi difetti e la critica dei lettori è implacabile, possiamo correre ai ripari ritirando il nostro file dagli store online per rivederlo. Questo però non ci salverà dalla “prima impressione” che avremo purtroppo già dato di noi. Tra l’altro, alcune delle piattaforme su cui abbiamo caricato la nostra opera non rispondono immediatamente alle nostre richieste: in diversi casi possono passare anche settimane prima di riuscire a sostituire un file con un altro.


La cosa migliore da fare è la prevenzione: accertarsi che il nostro file sia perfetto prima di diffonderlo in ogni dove. Come?


Beh, tanto per cominciare, dopo aver battuto l’ultimo punto, è bene salvare il file (magari in più copie, giusto per essere sicuri di evitare cancellazioni accidentali) e… dimenticarsene. Esatto, dobbiamo scordarcene completamente per un certo tempo: il nostro romanzo “decanterà” come un buon vino, ed è probabile che, quando decideremo di riprenderlo, i refusi vengano quasi automaticamente a galla sotto i nostri occhi.


Un secondo consiglio utile è quello di cambiare supporto: anche il rileggere su un dispositivo diverso da quello che abbiamo utilizzato per scrivere la storia può essere d’aiuto, in quanto la nostra “memoria visiva” viene destabilizzata, e gli errori di battitura saltano all’occhio più facilmente.


Il terzo suggerimento è quello di non far proprio tutto da soli: anche i migliori scrittori hanno alle spalle editor e correttori di bozze che revisionano il loro lavoro. Si tratta della soluzione più veloce e ottimale: chiedendo a un professionista di affiancarci, avremo la certezza di mondare il nostro manoscritto da tutte le imperfezioni, di avere un’impaginazione fluida, uniforme e corretta, e di curare l’aspetto grafico nella maniera più accattivante.

Resta l’ultimo consiglio, in realtà il più prezioso, ed è quello di non aver fretta: è vero, siamo assolutamente entusiasti, non vediamo l’ora di vedere il frutto del nostro lavoro online, ma - come abbiamo visto - la fretta in certi casi è una pessima consigliera. Dedicarsi alle varie fasi di revisione con la dovuta attenzione costa tempo, ma mai un simile investimento potrebbe essere fonte di rimpianti.

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